Crollo del Palazzo di San Michele a Ripa – 1962

CROLLO DEL PALAZZO SAN MICHELE A RIPA

Di Claudio Gioacchini ed Enrico Branchesi

Il complesso dell’Istituto San Michele a Ripa è situato sulle rive del fiume Tevere, proprio davanti a Porta Portese. Una struttura monumentale nota per l’accoglienza dei ragazzi abbandonati ed il loro recupero educativo.
Nel 1679 fu Carlo Odescalchi a fondare questa opera assistenziale, affidando all’architetto Carlo Fontana il compito di costruire un carcere minorile annesso al già esistente ospizio.
Un edificio polifunzionale in cui si raggruppavano varie attività.

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Alla fine del 1800 fu adibito prevalentemente a struttura carceraria e vide la detenzione di molti oppositori di Papa Pio IX.
Dopo l’Unità d’Italia fu confiscata e nel 1871 nacque l’istituto Romano San Michele , affidato al Comune di Roma.
Dopo la trasformazione di Roma Capitale d’Italia, il San Michele divenne una storia di continua decadenza e degrado, il complesso a parte il carcere minorile, fu lasciato andare e vi si insediarono sempre più artigiani autonomi. Gli assistiti nel ’38 furono trasferiti a Tor Marancia. Nel giro di trent’anni gli edifici, occupati e devastati nel periodo bellico e nel dopoguerra da militari, da senzatetto e sfollati. La struttura, infatti nel gennaio 1962, crollarono in parte, il tetto e dei solai sottostanti.
Nel 1969 venne acquisito dallo Stato che destinò la struttura restaurata al Ministero dei Beni Culturali.

L’intervento dei Vigili

clip_image003La mattina del 29 novembre 1962, dopo una notte che aveva fatto registrare oltre 300 interventi, poco dopo le 9, un tipografo e alcune donne avevano chiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco a Palazzo San Michele, qualcuno, aveva espresso seri dubbi sulla resistenza delle vecchie arcate interne dell’edificio ormai vecchie di qualche secolo. In quel momento tutto il Comando era impegnato sull’intero fronte della Provincia, mentre altri mezzi e uomini affluivano a Nettuno per arginare una minacciosa inondazione. Con una campagnola andarono in via di San Michele il vigile Pasquale Giuliano e l’ausiliario ventiduenne Lucio Bisonni. A questi due giovani si deve riconoscere il merito di aver evitato che la cronaca di Palazzo San Michele si trasformasse in una cronaca di morte. Sono i due vigili usciti dal crollo con la pelle segnata dal dolore. Il più giovane in gravi condizioni trasportato all’ospedale dell’isola tiberina. Bisonni è stato il protagonista d’eccezione ai quali i sopravvissuti scampati al crollo dovranno perenne riconoscenza.

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Giuliano e Bisonni, effettuarono il sopralluogo alle arcate del cortile interno, in alcuni appartamenti dell’ala centrale del palazzo, spingendosi poi, fin sul cornicione per controllare gli effetti delle infiltrazioni d’acqua. Ma la visita al cornicione in casi del genere, che costituisce il pericolo da prevenire, non aveva preoccupato i due giovani. Piuttosto le crepe al secondo piano fecero intravvedere nella drammaticità di quei minuti l’imminente pericolo.
Il vigile Pasquale Giuliano si allarmò subito e insieme al suo compagno cominciarono a far sgomberare gli appartamenti aiutando donne e bambini a scendere le scale. In pochi minuti una trentina di persone furono sotto il porticato nel cortile sulla strada.
Purtroppo il destino delle vecchie mura di Palazzo San Michele era ormai segnato. Pochi istanti ancora ed il crollo travolse pareti, soffitti, pavimenti ecc.
Il vigile Giuliano fu colpito ad una mano da un grosso pezzo di muratura, mentre Lucio fu quasi travolto riportando le ferite più gravi e poco più tardi nella camera di medicazione dell’ospedale Fatebenefratelli, gli venne diagnosticata una sospetta frattura della scatola cranica.
Dopo il crollo i vigili del fuoco intervennero in massa per rimuovere le macerie ed abbattere i muri pericolanti nonchè completare le verifiche in ogni parte ancora in piedi del vasto edificio ferito nel suo cuore più vivo. Dieci nuclei familiari potevano essere travolti nel crollo, se pochi minuti prima del cedimento nella parte superiore dell’ala centrale dell’edificio i primi due attenti vigili del fuoco non avessero preso la saggia e coraggiosa iniziativa di far sgomberare quanto più rapidamente possibile donne e bambini. Alcuni abitanti dell’ultimo piano rimasero in posizioni assai pericolose dopo il crollo e ci volle l’ausilio della scala aerea per poter mettere in salvo quelle dieci persone (tra donne e bambini) che non erano riuscite a lasciare lo stabile durante la prima evacuazione e che solo per un caso fortuito non vennero coinvolte direttamente nel violento cedimento della struttura. Sulle cause dello stesso non vi furono dubbi e la verità emerse chiarissima agli occhi di tutti: la pioggia della notte precedente, infatti, infiltratasi nel tetto già pericolante del vecchio palazzo, provocò un aumento del peso gravante sulla soletta e causò il generarsi di una ulteriore serie di crepe nelle pareti dell’ultimo piano, tanto che poi alcuni inquilini vedendole aumentare di misura e sentendo dei rumori strani e crepitii sospetti, chiesero un primo intervento presso la caserma di via Genova per assicurarsi che non vi fosse pericolo, il quale invece già si preparava a mietere innocenti vittime tra loro. Solo l’attenta analisi di quei due ragazzi impedì che la morte falciasse inermi vite tra gli abitanti del già vetusto palazzo.

Il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Roma con O.d.G. del 16 gennaio 1963 nella persona del Comandante Giuseppe Oriani rivolse “un vivo elogio al sottoelencato personale per la capacità e lo spirito di iniziativa dimostrato in occasione del crollo di via di San Michele” Giuliano Pasquale, Bisonni Lucio – Frascarelli, Duran, Liberati, Patini, Cianfarani, Nesto, Capazzi, Tamanti, Silvestri, Tuzzi, Portoghesi ,Proietti, Cantoro, Morigi, Marconi, Bonerba, Vacca, Ghighi, Milani.

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Author: enri