Giovanni Baldieri

Giovanni Baldieri
Un grande e ignorato figlio di Roma

BALDIERI_GIOVANNI foto RIDOTTA      Chi, circa sessant’anni fa, fosse passato verso sera per via Garibaldi al civ. 14, si sarebbe fermato ad ascoltare, piacevolmente sorpreso, il bel canto che da essa proveniva, i pezzi più noti del “ Trovatore “ e della “ Forza del destino” venivano interpretati con maestria somma, e nessuno avrebbe sospettato che gli esecutori di tanto repertorio non fossero veri e propri artisti di canto. Coloro, infatti, che si cimentavano in sì difficile interpretazione, erano Menicuccio Fumanti pittore e tenore, Giovanni Baldieri, pompiere e baritono ed infine il basso Faggioli unico professionista del canto. Ma Giovanni Baldieri non era soltanto pompiere e baritono non era soltanto un grande cuore di amico, ma un vero e proprio patriota che antepose sempre i doveri ai diritti del cittadino italiano. Ancora giovanissimo, fu tra i primi difensori di Roma, al Vascello. Il 20 settembre 1870, alla testa di un esiguo manipolo di suoi dipendenti pompieri, sgominati dopo una breve lotta gli occupanti del Campidoglio, inalberò con un’azione personale, il primo tricolore d’Italia sulla storica torre.
Tutti i moti popolari per l’unione di Roma alla madre Patria lo ebbero promotore instancabile e gli episodi gloriosi di Serristori, villa Cecchini e casa Ajani, recano il ricordo di questo eroico figlio di Roma. Era cospiratore Carbonaro, ma per esso la politica significava soltanto amor di patria. Sapeva che ai diritti del cittadino corrispondono altrettanti doveri, ma sembrava ignorare i primi, per l’intima gioia di adempiere i secondi sino al sacrificio della sua stessa esistenza. Era un’idealista e un forte.
Giovanni Baldieri sapeva amare Roma e la desiderava ardentemente capitale d’Italia. Coloro, che a prezzo di sacrifici inenarrabili, e sovente a prezzo della propria vita, agivano per questo fine, erano sacri a Giovanni Baldieri .Devesi alla sua opera instancabile se le onoranze tributate ai resti mortali di Angelo Brunetti e compagni ( tumulate sull’altura gianicolense a San Pietro in Montorio) riuscirono imponenti e degne di questi figli grandi d’Italia. Per sua personale iniziativa venne magnificamente addobbata tutta la via Garibaldi e sul prospetto della sua casa, fece effigiare dal Fumanti un grande ritratto dell’eroico “ Ciceruacchio”. E se il momento a Giuseppe Garibaldi non venne eretto nel giardino di San Pietro in Montorio, su un’area infelice e niente affatto degna dell’eroe, ciò devesi unicamente all’interessamento del Baldieri. Nella suddetta area era già stata rimossa una fontana marmorea per far posto all’erigendo monumento, quando il Baldieri, con romana passione, recatosi a conferire con l’allora assessore dell’urbanistica Giuseppe Desideri, ottenne che il monumento a Garibaldi sorgesse al cospetto dell’Urbe, nell’attuale ubicazione dominante.
Perfino il corpo dei pompieri si giovò della sua opera. Allora il corpo era formato da operai artigiani e capomastri, i quali prestavano servizio a turno nelle cinque inadatte caserme di Piazza Firenze, del Monte di Pietà, della Pilotta, Rusticucci e via Cernaia. Con l’estendersi della città e sorti i nuovi quartieri dell’Esquilino, Tiburtino e Testaccio il servizio dei pompieri era divenuto assai precario, e la deficienza di esso si verificò, purtroppo, nel grande incendio dello stabilimento Pantanella ai Cerchi, che provocò la destituzione del comandante Ing. Ingami. Il Baldieri, quale facente parte del corpo, propose su di un opuscolo l’accasermamento dei vigili, interessando nel contempo l’allora assessore Don Prospero Colonna. Questi infatti istituì il primo gruppo dei vigili accasermati nei locali di Piazza della Pilotta, ed in seguito, ad opera del Comandante Ing. Fucci, sorse la caserma di via Genova, nei locale dell’ex Eldorado, ove si tenevano fiere di vini. Franco nell’esprimersi, come gli era permesso dalla sua dirittura morale, sollecito nell’attuazione di ogni opera buona e giusta. Intrepido, direi quasi temerario, dinanzi al pericolo. Di statura al di sopra della media,dal corpo massiccio e ben piantato ( pesava circa 120 Kg.) era di sorprendente agilità. Lo prova il fatto che insieme al Vice comandante dei pompieri, capitano Jonni, salì un bel giorno sulla cima della guglia di Piazza del Popolo, con l’ausilio di una semplice scala armata, e giunto alla fine di tanto viaggio si sedette tranquillamente, insieme al capitano, sulle traverse della croce che sovrasta la guglia. E ciò dopo aver fatto togliere la scala. Distavano dal suolo 50 metri.
Giovanni Baldieri concluse la sua operosa esistenza il 29 luglio 1899. I suoi resti mortali riposano nel cinerario dei reduci delle Patrie Battaglie al Verano.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             “ Strenna dei romanisti del 1948”

Author: enri