Paolo Bertollini

Roma-Torvajanica 2 agosto 2009

Paolo Bertollini

Di Enrico Branchesi

clip_image002In questi giorni il solleone dell’estate si fa sentire, di notte l’afa prende il posto del sonno e di giorno si respira a mala pena, è una stagione all’insegna del bel tempo e del caldo torrido.

Ormai la gente è in movimento per le sospirate ferie ed anch’io sono entrato in quel girone tanto atteso.

Oggi è domenica 2 agosto con la mia signora ci siamo recati al mare, per la precisione a Torvajanica presso il lungo mare delle Sirene dove orami da anni c’è la stazione balneare per noi pompieri delle Scuole Centrali Antincendi, scusate Scuola di Formazione di Base.

Ogni tanto mi piace andare lì, è un posto dove prendendo il sole ci si può rilassare, incontrare i colleghi di tutti i giorni e quelli che ormai la loro parte l’hanno già fatta.

Tra questi ho incontrato l’ex C.R. Paolo Bertollini un pompiere vecchio stampo, classe ’23.

Gli ho chiesto se gli andava di raccontarmi del suo passato nei Servizi Antincendi dei vigili del fuoco.clip_image004

Entrato in servizio il 1° gennaio del 1942 come volontario nel 1° corpo di Roma, viene subito destinato alla casermetta di via Collazia (caserma istituita per esigenze belliche, i cui locali vennero requisiti dal ministero all’Ordine dei padri Minimi) per un breve periodo.

I vigili più giovani furono nuovamente trasferiti in via cortina D’Ampezzo nel quartiere di _Monte Mario, lì non trovarono locali adibiti a caserma ma bensì a somiglianti ad una scuola, infatti nel suo interno c’erano solo dormitori e aule, nessuna ombra di sezioni operative o mezzi di soccorso.

Nell’immediato confine era presente alla caserma “Olivelli” il raggruppamento del Genio Antincendi, dove i nostri giovani vigili venivano ospitati per l’addestramento pratico, vista l’esistenza di un castello di manovra.

Con esso si potevano cimentare e provare l’ebbrezza di lanciarsi nel vuoto per poi ricadere su di un telo rotondo o su un’altro a scivolo, i cortili permettevano lo srotolamento di tubazioni e sempre sulle pareti del castello imparare il montaggio della scala italiana e la salita di quella a ganci.

Logicamente i ragazzi dalle divise color caki erano guidati da istruttori, personale esperto e capace, tra loro ricorda il M.llo Cecchini, il V. scelto Gallina e il V.scelto Panunzi.

Finito questo periodo di corso, preparatorio al lavoro che i vigili avrebbero da lì a poco svolto con la realtà concreta di una città importante come Roma, furono destinati alle varie caserme di città.

clip_image006Il nostro testimone fece numero nella casermetta di via Pola, anche questa come Collazia requisitia per esigenze belliche.

L’entrata era abbastanza larga da poterci passare con i mezzi da intervento con un giardino spazioso dove poi fu costruita l’autorimessa e le varie stanze della casa adibite ad i vari servizi necessari.

L’importanza fondamentale di quella ubicazione strategica era la vicinanza con “Villa Torlonia” la residenza di Mussolini.

Il Bertollini infatti racconta che loro non potevano espletare nessun altro servizio per la città di Roma al di fuori che della villa del Duce, erano addetti all’incolumità delle persone e della struttura.

In servizio erano circa una ventina di vigili e ricorda ancora qualche amico che più aveva legato con lui come il vigile Frascarelli Leo, il Vigile Farina Cesare che era anche un pugile affermato, ed il capo autorimessa Trillò.

Per lungo tempo gli istruttori Giovanni Di Massimo e il fratello Mario ( lo scalpellino del Corpo di Roma) ed un altro brigadiere soprannominato “Break”, portarono i giovani vigili nella strada antistante alla casermetta per l’addestramento con le scale in previsione certa di un saggio che da li a breve si sarebbe tenuto alle Scuole Centrali Antincendi alla presenza di Benito Mussolini e del ministro tedesco Ribentropp. (di questi nomi ci siamo soffermati per la sicurezza, ed è certissimo).

Per Bertollini l’esperienza nei vigili del fuoco termina nel settembre dello stesso anno, per il richiamo alle armi dal Regio Esercito, li espresse a domanda per il Genio Antincendi, vista la sua passata esperienza nel Corpo

Nazionale dei Vigili del Fuoco, fu accontentato ed assegnato alla 10 comp. Genio di Bologna.clip_image008

Le vicissitudini della guerra lo portarono in Corsica per poi tornare al seguito degli americani sulla linea difensiva Gustav, i ricordi vanno nella provincia di Caserta dove erano a protezione di un vasto deposito di carburanti.

Nel ’46 fu congedato definitivamente dal servizio con il Regio Esercito.

IL 1° aprile del 1953 tornò in servizio nei Vigili del fuoco, assegnato al 35° Corpo di Frosinone, poi dislocato presso le Scuole Centrali Antincendi come falegname, viste le attitudini e capacità in carpenteria, nel reparto assegnatogli incontrò altri colleghi. Con Umberto e Claudio Pierimarchi, fecero lavori importanti come il totale rivestimento in legno del nuovo castello di manovra delle scuole, il famoso “ K2”, prepararono il castello provvisorio in piazza di Siena per la manifestazione del ’56, ancora nel ’61 furono chiamati a Torino al campo Ruffino dove in 2 mesi innalzarono il castello di manovra per una manifestazione notturna.

Questa occasione non la ricorda volentieri, un suo caro amico e collega, il Brig. Soiat, profugo Polesano perse la vita per un infarto.

Così si conclude questa chiacchierata con Bertollini papà del mio amico Roberto anche lui C. R. istruttore ginnico alle Scuola Formazione di Base, alla sua età una mente così lucida e sicura non è certo cosa di tutti i giorni, ho apprezzato molto la sua storia molto interessante che ci ha dato modo di capire cos’era la casermetta di via Pola, unica la sua testimonianza anche relativamente alla sede di un’altra scuola come quella di Monte Mario.

Author: enri