Incendi nel Mediovevo

 

LA LOTTA AGLI INCENDI NEL MEDIOEVO

 

Di Alessandro Fiorillo

 

 

Con la caduta dell’Impero romano d’occidente nel 476 d.C. e l’avvento dell’età medievale, della struttura romana della Militia Vigilum non rimase traccia. Quell’organizzazione, che affondava le radici nella Roma repubblicana, cessò d’esistere man mano che le città dell’Impero andarono spopolandosi, a favore delle campagne. Tuttavia gli incendi non vennero meno, e l’azione spontanea dei popolani era incentrata quasi esclusivamente sull’improvvisazione, con l’ausilio di mezzi occasionalmente reperiti. Oltre alla precarietà di un tale sistema, affidato ad operazioni dai risultati incerti, è evidente la visione trascurata di tutti i problemi connessi alla sicurezza antincendio, dalla mancanza di un sistema in grado di garantire la disponibilità delle risorse idriche, all’assenza di una qualsiasi pianificazione nella lotta agli incendi.

Tipico di questi tempi è l’atteggiamento delle popolazioni che identificavano negli incendi e nelle calamità dei castighi divini. Questa considerazione fatalistica, corredata da superstizioni e manifestazioni non reali, impediva la creazione di quelle istanze in grado di favorire la rinascita di un servizio antincendi organizzato (1). Significativa, in tal senso, è la narrazione secondo la quale nell’anno 847, durante l’incendio verificatosi nel quartiere romano di Borgo, fu il Papa Leone IV ad intervenire personalmente per domare le fiamme, sulle quali gettò i suoi paramenti sacri provocandone l’estinzione. Altro “metodo” per affrontare gli incendi e le calamità era quello di portare in corteo le spoglie del Santo Protettore o altre reliquie e simulacri. Tutti questi elementi testimoniano il senso d’impotenza dei popoli del medioevo di fronte agli incendi e agli eventi calamitosi.

Nei secoli successivi alla caduta dell’Impero, Roma fu continuamente travagliata da assalti e saccheggi, durante i quali spesso la città veniva messa a ferro e fuoco. Nell’846 gli arabi assaltarono l’Urbe, e le Basiliche di S. Pietro e S. Paolo furono gravemente danneggiate. Nell’849 i saraceni giunsero a minacciare nuovamente la città. In questo periodo di grandi turbolenze, il popolo romano si affidava principalmente al Defensor Urbis, il Papa, l’unico in grado di proteggere la città dalle sventure militari e naturali.

Nonostante tutto in molte province e località del Sacro Romano Impero sorsero associazioni di cittadini, prevalentemente artigiani e mercanti, il cui compito era quello di difendere il territorio dagli incendi e dalle calamità. Queste aggregazioni presero il nome di gilde, giure o associazioni di mutua guarentigia, e svolsero nel tempo una lodevole opera nel campo del soccorso e della lotta agli incendi.

Nel basso medioevo, sorse in Francia un’altra istituzione formata da “gente di mestiere”, i cui componenti erano reclutati all’interno della classe borghese. Sotto Luigi IX nel 1234 e con Filippo “Il Bello” successivamente questo organismo prese il nome di guet bourgeoise. Sempre nel XIII secolo anche in diverse città italiane si ebbe l’istituzione di corpi organizzati per la lotta agli incendi. L’organizzazione più nota fu quella delle Guardie del Fuoco, che vide la luce a Firenze nel 1416.

 

 

Note:

(1)   Una delle poche eccezioni fu rappresentata dal regno dei Franchi, dove già ai tempi di Clotario II (595) esistevano gruppi di cittadini cui era affidato il compito di sorveglianza, prevenzione e spegnimento degli incendi. Anche Carlo Magno, nell’ 800, promosse l’istituzione di gruppi coordinati di cittadini impegnati nella lotta agli incendi, senza però giungere a risultati duraturi nel tempo.

 

Bibliografia:

Roma città del fuoco, 2002.

Author: enri